Un trasferimento porta con sé grandi cambiamenti alle proprie abitudini e se per alcuni le novità possono essere vitali, per altri possono essere vissute come veri e propri traumi.
Tra queste persone, spesso, ci sono i giovani, sia i bambini che i ragazzi. Quando prendiamo in considerazione l’idea di trasferirci in un’altra città, quindi, è assolutamente opportuno cercare di capire come i nostri figli vivranno lo spostamento per poter fare una razionale analisi dei costi-benefici e capire se davvero è conveniente per la nostra famiglia.
Perché per i giovani il trasferimento è così traumatico?
I cambiamenti, anche se percepiti in modo positivo, implicano comunque uno sforzo di adattamento e la sensazione continua di dover cominciare tutto da capo, anche le cose più semplici come i nomi delle vie della città.
Nelle persone più abitudinarie, come i bambini che hanno una reale necessità di orari fissi, confini e paletti per crescere sani e tranquilli, questo può essere scioccante. I ragazzi invece stanno costruendo la loro personalità e hanno un bisogno enorme di socializzazione, quindi la scuola e le attività extrascolastiche dove poter incontrare gli amici di sempre sono un punto fermo percepito come assolutamente necessario per loro. Le abitudini diverse, il senso dell’umorismo e le regole sociali del nuovo luogo saranno diverse, soprattutto quando si lascia un paesino per la grande città, come può essere l’esempio di traslochi a Firenze, Roma o a Milano questo per loro può essere destabilizzante.
La scuola inoltre può essere un vero problema dal momento che possono cambiare il metodo di insegnamento, i testi scolastici e il livello medio di istruzione.
Come possiamo aiutarli?
Queste difficoltà sono accresciute dal fatto che i giovani di casa spesso non capiscono perché il trasferimento sia così necessario. Le ragioni economiche e lavorative dei loro genitori possono apparirgli come un pretesto e non come un reale bisogno per la famiglia. La difficoltà dei ragazzi, inoltre, può essere ingigantita dal fatto che i genitori, così assorbiti dall’organizzazione del trasloco, possono non essere presenti per occuparsi delle loro paure e della loro inevitabile tristezza.
La prima cosa da fare, quindi, è far partecipare fin dall’inizio i nostri figli alle decisioni. E’ ovvio che le loro ragioni e i loro bisogni potrebbero passare in secondo luogo davanti alle necessità della famiglia nel suo insieme, ma così non si sentiranno comunque messi da parte penseranno che la decisione finale è frutto anche del loro contributo.
Questa può essere davvero un’occasione eccezionale per contribuire alla loro crescita come adulti responsabili.