La pace prima di tutto
Nonostante siano passate ormai settimane dall’intervento militare russo in Ucraina, le tensioni geopolitiche non sembrano raffreddarsi. L’espandersi della Nato e della comunità Europea a discapito della Russia ha rotto l’ex Patto di Varsavia segnando fortemente il governo russo che ora non vuole saperne di indietreggiare. Il conflitto, che non riguarda solo Ucraina e Russia, ma anche Europa e Stati Uniti, è gravissimo. Una guerra che non avrà vincitori ma vinti.
Andrea Riccardi professore ed attivista italiano nonché fondatore di Sant’Egidio racconta come, nonostante la preoccupazione diffusa, l’opinione pubblica non abbia fatto abbastanza per riaffermare il valore della pace. Sembrerebbe solo che un ristretto club possa permettersi di prendere certe decisioni, ma la guerra riguarda tutti: dai politici ai personaggi pubblici, dalle famiglie più povere a quelle più ricche, adulti e bambini. Bisogna sensibilizzare tutti sul tema della pace ed essere più convinti nel lanciare questo messaggio. Proprio Andrea Riccardi insieme a Sant’Egidio hanno proposto di fare di Kiev “Una città aperta” nella speranza che la città e i suoi cittadini possano esser salvati da questa guerra, insistendo con pressioni diplomatiche e sanzioni.
Corridoi umanitari per famiglie, anziani, bambini
Un elemento fondamentale per la salvezza di molti ucraini sono i corridoi umanitari. I corridoi per fuggire in altri Paesi ci sono, e molti ucraini ne stanno già usufruendo. Noi, come Paese e come cittadini del mondo dovremmo prepararci ad accoglierli, instaurando delle regole basi che permettano ai rifugiati di trovare asilo in maniera sicura ed evitare di combattere nelle città. Basti pensare che si parla di circa 6 milioni di profughi: vanno trovate strutture e appartamenti, meglio pensarci prima e farsi trovare pronti.
Nel frattempo, Sant’Egidio e Andrea Riccardi hanno instaurato due postazioni per l’accoglienza al confine con l’Ucraina. In Polonia e in Slovacchia si stanno organizzando per accogliere cittadini ucraini, in particolare donne, bambini, anziani ma anche studenti in fuga da Kiev.
La religione in guerra
Anche la religione spesso ha una sua parte importante nelle guerre. Oggi, in Ucraina, il mondo ortodosso è diviso fra Chiese devote a Mosca e autocefale e spesso la conflittualità emerge dal nazionalismo religioso. Ma cosa stanno facendo le Chiese per promuovere la Pace?
Nel 2015, Papa Francesco a proposito della guerra nel Donbass disse: «Questa è una guerra tra cristiani! Voi tutti avete lo stesso battesimo! State lottando tra cristiani. Pensate a questo scandalo. E preghiamo tutti perché la preghiera è la nostra protesta davanti a Dio in tempo di guerra…Quando io sento le parole “vittoria” e “sconfitta”, sento un grande dolore… Non sono parole giuste: l’unica parola giusta è “pace”».
Un’unità religiosa aiuterebbe il mondo a preferire la pace piuttosto che la guerra.