Quando si parla di salute intima femminile – magari passando in rassegna le caratteristiche di integratori che permettono di migliorarla – è naturale vedere riferimenti al D-chiro-inositolo. Di cosa si tratta di preciso? Che funzioni ha? Scopriamo le risposte a questi interrogativi nelle prossime righe di questo articolo.
Di cosa si tratta?
Partiamo dalle basi, cercando di capire di cosa si parla quando si chiama in causa il D-chiro-inositolo. Nel momento in cui lo si nomina, si inquadra una molecola che può essere inclusa nella categoria degli inositoli. Non abbiamo utilizzato il plurale a caso: l’inositolo, composto di origine biologica caratterizzato da una struttura simile a quella del glucosio, è infatti presente in natura con ben 9 isomeri. Proseguendo con l’elenco delle sue caratteristiche, ricordiamo che il D-chiro-inositolo può essere trovato, nel corpo umano, in corrispondenza di quei tessuti che hanno il compito di immagazzinare il glicogeno e di provvedere alla conservazione dell’energia. La mente in questo caso corre subito innanzitutto verso il tessuto adiposo, la nostra riserva di energia più famosa in assoluto, ma anche al fegato.
I benefici
Passiamo ora ai benefici. Tra i principali è possibile includere senza dubbio la capacità di mediare l’azione dell’insulina. Quando lo si chiama in causa, non si può non prendere in considerazione la sua capacità di influenzare positivamente la fertilità femminile. Nello specifico, agisce sulla qualità ovocitaria. Per quanto riguarda questo importantissimo aspetto – troppo spesso, infatti, ci si ferma al nodo quantitativo dimenticando che, a prescindere dall’età, gli ovuli di una donna possono essere di qualità più o meno alta – rammentiamo che il beneficio sopra citato è connesso alla riduzione dello stress ossidativo a carico del fluido follicolare. Proseguendo con l’elenco delle proprietà del D-chiro-inositolo, un doveroso cenno va dedicato anche all’influenza positiva sullo stoccaggio del glucosio.
L’impiego in caso di PCOS (sindrome dell’ovaio policistico)
Uno dei motivi per cui si parla tanto del D-chiro-inositolo nell’ambito della salute intima femminile riguarda il suo impiego nel trattamento della PCOS, la cosiddetta sindrome da ovaio policistico. Il motivo del suo utilizzo è legato al fatto che, esattamente come il myo-inositolo, è un messaggero dell’insulina. Ciò significa che è in grado di ottimizzare la risposta del corpo ai segnali del sopra citato ormone.
Fonti
Si discute spesso di D-chiro-inositolo come ingrediente di integratori. Non bisogna però dimenticare che il punto di riferimento principale per la sua assunzione è l’alimentazione. Dove possiamo trovarlo? Le fonti sono varie. Tra queste è possibile citare i piselli, ma anche i super diuretici asparagi, per non parlare dei pomodori. Proseguendo con l’elenco delle fonti alimentari dove possiamo trovare questa molecola, sono da citare cereali come l’avena e il granoturco.
Il valore dell’equilibrio
Negli ultimi 20 anni, la ricerca scientifica sugli effetti degli inositoli nell’ambito del trattamento della PCOS si è intensificata molto, coinvolgendo sia donne obese, sia pazienti normopeso. Alla luce di diversi risultati fallimentari successivi alla somministrazione del D-chiro-inositolo, la comunità scientifica internazionale ha concluso l’importanza del raggiungimento di un equilibrio perfetto tra la molecola a cui stiamo dedicando queste righe e il già citato myo-inositolo. A dimostrazione di quanto questo equilibrio sia cruciale, chiamiamo in causa uno studio del 2017 che ha dimostrato come, a fronte di livelli eccessivi di D-chiro-inositolo nel liquido follicolare, si abbia spesso a che fare con una qualità ridotta delle blastocisti nei trattamenti di fecondazione assistita (con blastocisti si inquadra un embrione arrivato all’ultimo stadio di sviluppo prima dell’impianto). Concretizzando l’equilibrio sopra menzionato, si possono apprezzare benefici che vanno dalla riduzione del testosterone libero fino al miglioramento della sensibilità insulinica (la PCOS, come ormai si sa da tempo, è associata alla resistenza insulinica). Da non dimenticare è altresì l’ottimizzazione dei processi di ovulazione.