Un atlante genetico che svela da dove veniamo

Da sempre i Kalash, popolazione che vive da secoli in un remoto e quasi inaccessibile angolo del Pakistan nord-occidentale e che si differenzia fortemente per le tradizioni religiose e culturali da tutti gli altri gruppi locali, sostengono di essere discendenti di una legione di soldati inviata in quell’area…

Un atlante genetico che svela da dove veniamo

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Da sempre i Kalash, popolazione che vive da secoli in un remoto e quasi inaccessibile angolo del Pakistan nord-occidentale e che si differenzia fortemente per le tradizioni religiose e culturali da tutti gli altri gruppi locali, sostengono di essere discendenti di una legione di soldati inviata in quell’area al confine con l’Afghanistan addirittura da Alessandro il Macedone. Come una leggenda dai contorni storici sfumati, questo racconto si è tramandato di generazione in generazione fino a giungere ai giorni nostri, tra le poche centinaia di individui che sopravvivono di questo gruppo (circa 1.500 ormai): oggi la scienza può confermare che queste genti potrebbero essere davvero una tribù perduta di Alessandro Magno. Come? Grazie al DNA.

4.000 anni di storia in una mappa
Ricercatori della University College London, delle Università di Oxford ed Edimburgo e del Max Planck Institut for Evolutionary Anthropology presso Lipsia hanno infatti estrapolato dati genetici di individui sparsi in diversi punti del Pianeta, creando un atlante (quasi) globale sul quale sono idealmente tracciati i percorsi e gli scambi avvenuti tra popolazioni, talvolta anche molto distanti tra loro sia geograficamente sia cronologicamente: ne è risultata una mappa interattiva sulla quale chiunque può andare a verificare, in base alla propria macro area di provenienza, quale apporto in termini di DNA proveniente da quale popolazione ha contribuito a costruire il corredo genetico attuale negli ultimi 4.000 anni.

Lo studio, pubblicato su Science, ha esaminato il DNA di 1.490 individui appartenenti a 95 distinte popolazioni di Europa, Africa, America del Sud, Asia: in linea di massima, ne è risultato che buona parte degli eventi storicamente documentati trovano un facile riscontro nel patrimonio genetico degli attuali abitanti delle singole regioni esaminate. Ad esempio, sequenze di DNA del gruppo etnico Tu di origine mongolica diffuso tra le province cinesi di Qinghai e di Gansu mostrano chiari segnali di una “ibridazione” avvenuta attorno al 1.200 d. C. con un gruppo europeo similare per corredo genetico a quello dei greci moderni: una testimonianza indiretta del ricco scambio tra Oriente ed Occidente dovuto alla Via della Seta, ma anche la prova del fatto che i traffici commerciali dovevano coinvolgere necessariamente più individui di quanto pensato fino ad ora, alcuni dei quali stanziatisi anche permanentemente in quei territori, dove hanno lasciato progenie e cromosomi. Oppure gli Hazara, gruppo etnico delle alture montuose afghane, hanno trovato nel DNA la conferma della loro storia locale che li vuole da sempre discendenti dei guerrieri appartenenti all’armata di Gengis Khan.

Tra risposte e nuove domande
E i Kalash? Anche di essi, grazie al lavoro dei ricercatori, è stata accertata l’origine europea o medio-orientale, con una datazione per gli incroci approssimativamente collocabile tra il 900 e il 210 a. C.: insomma, in perfetta coincidenza con il periodo in cui visse Alessandro Magno. Questo ha consentito di inserire un tassello nella storia che, altrimenti, sarebbe rimasto del tutto ignoto, dal momento che si reggeva soltanto sulla narrazione orale di una popolazione che, in virtù della propria posizione geografica, è rimasta geneticamente isolata dai gruppi umani delle zone circostanti.

Ma i dati hanno anche svelato situazioni di difficile interpretazione per gli stessi ricercatori, come nel caso della Francia dove il materiale genetico proveniente dagli abitanti ha rivelato uno scambio tra europei settentrionali e meridionali e nordafricani collocabile tra 785 e 1.385 anni fa che, al momento, non sembra riconducibile a nessun particolare evento storico di cui si abbia memoria o documentazione scritta.

Anche se la maggior parte delle popolazioni reca i segnali di mescolamenti ed incontri, non sono assenti gruppi in cui è evidente come lo scambio sia stato assai ridotto nei secoli. Oltre a esempi classici come gli Oroqen della Cina settentrionale, cacciatori che vivono nelle foreste innevate della Mongolia Interna dove costruiscono case in legno e non ricorrono ad alcun sistema di scrittura per la propria lingua, gli stessi abitanti della Scandinavia risultano aver subito ben pochi scambi nel tempo e, quelli verificatisi, sarebbero avvenuti tutti in aree geografiche relativamente vicine.

Fonte: http://scienze.fanpage.it

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