Sudafrica Shell e l’affitto agevolato dallapartheid

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Altro che equo canone! Secondo gli attivisti sudafricani che hanno sollevato la protesta – riportata dal quotidiano britannico The Guardian –Shell, una delle maggiori compagnie petrolifere del mondo, sta pagando la bellezza di 192 rand (13,75 £) di affitto annuale per due stazioni di rifornimento nella povera provincia dello KwaZulu-Natal. I due distributori di carburante incriminati si trovano nella remota e incontaminata località di Umgababa, che aspira ad affermarsi come meta di turismo balneare, bagnata come è dal caldo Oceano Indiano.

Non una grave violazione ambientale viene perciò imputata alla società anglo-olandese ma una questione di equità sociale, considerando che Shell avrebbe erogato 50 anni fa un lauto anticipo per una cifra che oggi pare davvero irrisoria in una zona dove il tema della proprietà terriera è rovente. La controversia non è però di così poco conto perché si inscrive in un contesto di povertà diffusa, in un area dove si è consumata per un secolo la spoliazione sistematica della terradegli abitanti neri, i quali ne chiedono ancora con forza la restituzione da parte del demanio. 


L’anomalo affitto di cui Shell beneficia è infatti all’esame della commissione di controllo parlamentare del Sudafrica per lo sviluppo rurale e la riforma agraria. Tuttavia, sottolinea The Guardian, Shell, che ottenne il contratto durante il periodo dell’apartheid, quando ai neri non era permesso di avere la proprietà delle terre, nega la correttezza della cifra di 192 rand che le viene attribuita e sostiene che alla stipula dell’accordo di 50 anni accettò di pagare in anticipo una somma notevole: circa 29 milioni di rand (oggi 2 milioni di sterline) entro il 2000, secondo quanto dichiarato dal portavoce della compagnia Jackie Maitland.

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