Sua Ecc. Dr Agostino Cordova Procura Repubblica Napoli

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OGGETTO: legittima suspicione, ovvero carenza di “libertà di determinazione delle persone che partecipano al processo” (45 cpc) in relazione all’azione giudiziaria nei miei confronti ad opera di Magistrati di Napoli, ed in particolare in relazione alla nuova indagine gemella condotta dal PM Maria Antonietta Troncone sui fatti identici, per il 94, 95 e 96, a quelli a suo tempo già contestatimi dai PM Catena, Clemente e De Gregorio.

Le sottopongo, Ecc.mo Sig. Procuratore Cordova, la “carenza di libertà di determinazione delle persone che partecipano al processo” sussistente, presso gli uffici giudiziari napoletani, in relazione ad attuali o eventuali azione nei miei confronti.

Innanzitutto Le faccio osservare infatti che, già precedentemente, vi erano ben tre PM in servizio presso la Procura di Napoli i quali sono mie controparti sia in tre cause civili per danni per 500 milioni ognuna, che in una causa penale per diffamazione sempre in relazione all’attività accusatoria svolta contro di me.

Ne deriva che se da un lato il buon esito delle loro querele per diffamazione costituisce l’ovvio presupposto delle tre cause civili, dall’altro la dimostrazione della fondatezza dell’attività accusatoria che, come PM, esercitarono contro di me costituisce il presupposto logico e morale sia delle cause civili che delle querele per diffamazione.

A tutto ciò si aggiunge però ora che, di nuovo in relazione a quegli stessi fatti, anche Lei ha sporto, in proprio, per il Dr Miller, e nella sua qualità di Procuratore Capo, una querela nei miei confronti, e che il buon esito di tale Sua querela costituirebbe ragionevolmente il presupposto di due ulteriori azioni civili per risarcimento danni anche da parte Sua e del Dr Miller.

Prescindendo cioè da ogni riferimento di natura personale, perché la rimessione del processo è un istituto, ed in quanto tale mira ad una tutela astratta della garanzia, nella fattispecie tale garanzia non sussiste poiché (basti osservare il linguaggio in uso sia da parte Sua che di altri Procuratori o Sostituti nei media) qui il Procuratore Capo della Procura che mi accusa ha il ruolo di assegnare i processi ai Suoi Sostituti, dirigerli, coordinarli eccetera in un’attività accusatoria il cui buon esito costituirebbe il presupposto per vedere accolte le richieste addirittura economiche già formulate da tre Suoi Sostituti oltre a quelle che Egli stesso, ed un quarto ulteriore Suo Sostituto per conto del quale ha sporto querela, si riservano ragionevolmente di proporre.

Senza contare, a prescindere che tutti i Suoi Sostituti si identifichino oppure no nella Sua querela, che Lei ha sporto querela anche quale rappresentante della Magistratura, ovvero, c’è da ritenere, per tutti quei Magistrati che Lei rappresenta, per cui la Sua attività di coordinamento della loro opera sembra recare il vizio di ritenere che essi siano a loro volta mie controparti, e pertanto un aggravamento della carenza dei presupposti della libertà di determinazione.

Oltretutto, solo apparentemente qui non sussistono i timori per la sicurezza o l’incolumità pubblica di cui all’art. 45 cpc, perché esse soffrono anche in maniera indiretta richiedendo un rapporto coerente fra l’operato della Magistratura ed i cittadini, mentre qui l’Avvocatura, la Magistratura, il mondo politico, la cittadinanza ed infine i miei stessi clienti hanno tutti dato segni consistenti di non aver creduto alla fondatezza di questa serie di iniziative nei miei confronti, sicché c’è da dubitare che la ripresa delle attività indagatorie per vecchi fatti identici costituisca un beneficio per la credibilità della Sua Procura.

E Le ricordo che siamo ancora all’assurdo che, salvo uno, che è l’unico cliente che fra tutti i miei clienti in generale mi ha revocato il mandato in seguito a questa vicenda, tutti e 26 i clienti nei confronti dei quali io avrei commesso un’appropriazione indebita sono attualmente, addì 8.3.2000, miei clienti per altre cause o per la continuazione in gradi successivi della causa nella quale avrei commesso l’appropriazione indebita, salvo alcuni per i quali, comunque dopo la richiesta di rinvio a giudizio, abbiamo esaurito le attività difensive.

Fino all’assurdo che, all’ultima udienza del processo per appropriazione indebita, il solo cliente / testimone presente in aula, aveva quella stessa mattina causa presso la sezione appello lavoro per un mio appello avverso la sentenza in relazione alla quale si sarebbe consumata l’appropriazione.

Cose tutte che, specie in relazione alla Sua querela, lo ripeto: senza alcun riferimento personale, investendo già in astratto ogni attività nei miei confronti dei Sostituti da Lei diretti, investono anche l’indagine gemella aperta su identici capi di accusa circa un anno fa dal Suo Sostituto Maria Antonietta Troncone nel mentre si stanno consumando i residui della prima indagine aperta contro di me quattro anni fa dai Suoi Sostituti Catena, Clemente e De Gregorio, in relazione alla quale c’è stato un rigetto della richiesta di rinvio a giudizio da parte della Corte d’Appello che, specie per il modo in cui è formulato, dovrebbe essere invero grave per l’accusa.

Con ossequio

Alfonso Luigi Marra

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Argomenti trattati: 832 | Lotta al signoraggio bancario: lo strapotere di banca e finanza nella vita reale.
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