Permettere all’UE di imporre nuove tasse ?

di Matteo Corsini da L’Indipendenza Sergio Fabbrini, docente alla Luiss, indica alcune proposte che l’Italia dovrebbe fare quando assumerà la presidenza dell’Unione, nel secondo semestre del 2014. Tra queste vi è “l’acquisizione di una capacità fiscale da parte dell’unione politica”. Leggete voi stessi: ”L’…

Permettere all’UE di imporre nuove tasse ?

di Matteo Corsini da L’Indipendenza

Sergio Fabbrini, docente alla Luiss, indica alcune proposte che l’Italia dovrebbe fare quando assumerà la presidenza dell’Unione, nel secondo semestre del 2014. Tra queste vi è “l’acquisizione di una capacità fiscale da parte dell’unione politica”. Leggete voi stessi: ”L’Italia dovrebbe proporre l’acquisizione di una capacità fiscale da parte dell’unione politica. Una capacità fiscale acquisibile direttamente dalle istituzioni dell’Unione, senza più dipendere dai trasferimenti degli stati membri (come è ora). Un’unione politica con un bilancio del 5% del Pil complessivo dei suoi membri (attualmente è meno dell’1%) avrebbe potuto intervenire con strategie anticicliche durante la crisi dell’euro, rendendo socialmente gestibili molte delle necessarie politiche di austerità adottate dai Paesi indebitati”.

Devo premettere che il mio antistatalismo non mi fa intravedere nel rafforzamento dell’Unione europea una soluzione ai problemi degli Stati nazionali; al contrario, ritengo che ai problemi attuali se ne potrebbero aggiungere altri. Mi sembra peraltro chiaro che ogni assetto istituzionale che preveda la coercizione (cos’altro è la “capacità fiscale”?) da parte di un gruppo di individui ai danni di un altro abbia dei sostenitori, e solitamente si tratta di coloro che ritengono di poter far parte dei consumatori di tasse invece che dei pagatori (netti) di tasse, utilizzando la ripartizione che individuò John C. Calhoun nella sua Disquisizione sul governo.

Personalmente preferisco interagire con gli altri su basi volontarie e, considerando fondamentale il principio di non aggressione (della proprietà), non aspiro a far parte della classe dei consumatori di tasse, né mi sento a mio agio (per usare un eufemismo) nella classe dei pagatori (netti) di tasse, categoria alla quale, ahimè, appartengo.

L’attribuzione di capacità fiscale all’Unione, oltre a portare su base continentale la violazione del diritto di proprietà dei cosiddetti contribuenti, dubito che lascerebbe invariato il conto per costoro. In altre parole, ho forti sospetti che quel saldo di 4 punti percentuali di Pil ipotizzato da Fabbrini nella sostituzione dei trasferimenti con la capacità fiscale europea finirebbe per aumentare il carico fiscale di chi paga le tasse. Non credo, infatti, che quelle somme sarebbero sostitutive di gettito statale; penso, al contrario, che sarebbero aggiuntive. Nel caso dell’Italia si tratterebbe di 70 miliardi all’anno malcontati.

Il tutto formalmente per consentire all’Unione di “intervenire con strategie anticicliche” delle quali non si sente alcuna necessità, che vedrebbero l’opposizione dei Paesi creditori (o con minori difficoltà) e che molto probabilmente finirebbero per non risolvere alcuna crisi, gonfiando al tempo stesso il debito a livello comunitario. Con l’effetto non secondario, che a me pare deleterio ma che molti dei proponenti ritengono fonte di carriere ben remunerate (come consumatori di tasse), di ingrandire il già consistente apparato burocratico di stanza a Bruxelles.

Aggiungo che nulla consente di essere certi sul fatto che il bilancio dell’Unione non passerà poi dal 5% al 10%, e così via. E’ già successo negli ultimi 100 anni a livello statale e, in fin dei conti, è successo anche al governo federale degli Stati Uniti, dove il tasso di socialismo, seppure in crescita costante, è stato storicamente molto inferiore a quello europeo.

Credo, in definitiva, che attribuire autonoma capacità fiscale all’Unione europea sarebbe deleterio. Per questo sono certo che prima o poi succederà.

Per questa notizia si ringrazia:

Roberto Gorini … le regole del denaro

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