Pagamenti cash vs carte: conseguenze e informazioni commerciali

Nel 2013 si è discusso sul limite da imporre all’uso dei contanti, con lo scopo di contrastare l’evasione fiscale. Limite a mille euro, più basso rispetto ad altre nazioni che hanno un’evasione inferiore a quella italiana.

Affermazioni

Aveva causato grande movimento l’affermazione dell’ex Ministro dell’Economia, Francesco Saccomanni, secondo cui l’Italia è indietro, rispetto ad altri Paesi, nella gestione e contenimento dell’evasione fiscale. Il motivo addotto era il limite all’uso dei contanti oltre i mille euro.

Eppure…

In Germania non c’è un limite e la Bundesbank riconosce al consumatore i suoi diritti nella scelta della modalità di pagamento. In Francia e Spagna il massimale è circa il triplo rispetto che in Italia e in tutti e tre i casi l’evasione fiscale è inferiore rispetto che nella Penisola. Come mai?

A ciascuno il suo

Il fatto è che all’estero si paga più spesso con la carta di credito o il bancomat, mentre in Italia si preferisce il contante. Per esempio, se negli Sati Uniti il rapporto contante-carta è di uno a cinque, da noi è l’inverso.

Ma non c’è niente o nessuno che costringa gli uni o gli altri ad adottare un metodo di pagamento piuttosto che l’altro, si tratta di una libera scelta.

Un confronto

Di seguito la comparazione dei due metodi di pagamento, con pro e contro.

La carta di credito o il bancomat può comportare delle spese di commissione, mentre il pagamento in contanti è gratuito.

In più, la carta può dare maggiore sicurezza verso la propria persona (nel caso di aggressioni o rapine), ma non dà al consumatore la percezione della somma spesa, poiché nel portafogli i soldi “fisicamente” non sono di meno. Invece il contante dà immediatamente l’idea delle proprie spese, perché la differenza di soldi prima e dopo la spesa è evidente.

Infine, pagando in contanti non si divulgano i propri dati, mentre l’uso prolungato e abituale della carta, se da un lato garantisce la tracciabilità dei movimenti, dall’altro fornisce a terzi una grande quantità di informazioni personali o addirittura dati aziendali che possono essere trasformati in informazioni finanziarie e commerciali su società e privati.

Il risultato

In questo modo si corre il rischio di divulgare dove, quando e quanto si è speso, senza che le pur presenti e rigide norme di riservatezza possano difendere adeguatamente il consumatore. Aziende, agenzie di marketing o società di produzione di beni e servizi, avrebbero accesso a una grande quantità di dati. Le stesse aziende potrebbero decidere di usare i dati come informazioni commerciali e sfruttare per proporre offerte a clienti già loro, o come tentativo di acquisirne di nuovi.