Organizzare Studio e Lavoro. Conciliare studio e lavoro: Come fare e Cosa Fare senza stress
Sono sempre di meno i nuovi iscritti alle Università italiane e sempre di più gli studenti che decidono di trovarsi un impiego lucrativo, trovandosi a dover affrontare nel contempo studio e lavoro.
Per guadagnare qualcosa gli gli studenti cercano perlopiù lavori part time e stagionali.
Secondo i dati forniti dall’Istat nella quarta indagine sui percorsi di studio e lavoro dei diplomati, la percentuale degli studenti lavoratori varia tra il 20 e il 30 per cento del totale degli studenti, a seconda della posizione geografica degli Atenei. In generale, nelle regioni del Nord Italia la percentuale di studenti che affronta studio e lavoro supera il 30 per cento, in quelle del Centro è intorno al 24 per cento, mentre in alcune regioni del Sud è inferiore al 20 per cento. Inoltre l’Istat ha registrato un aumento degli studenti lavoratori nelle università italiane.
Sebbene si stia parlando perlopiù di giovani pieni di energia inesauribile che affrontano studio e lavoro, ci sono giorni in cui la stanchezza si fa sentire. Nonostante tale vita frenetica molti studenti riescono a conciliare benissimo studio e lavoro.
Vogliamo scoprire qual è il segreto per conciliare studio e lavoro: come fare e cosa fare per non incorrere in situazioni di stress in situazioni di studio e lavoro.
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E’ la dottoressa Carla Pompilii: psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo fenomenologico esistenziale che risponderà alle nostre domande e ci aiuterà a capire come affrontare situazioni difficili per chi vive lavoro e studio.
Per molti studenti come Mariagrazia il percorso di studi è fatto da molti sacrifici. Rette universitarie, affitti, bollette. Questo porta gli studenti a dover risparmiare sulle spese e a cercare un lavoro per sostenersi autonomamente. Di conseguenza uno stile di vita del genere non è facile per lo studente che mette a dura prova il suo stato fisico e mentale. Come conciliare studio e lavoro?
“Sicuramente la situazione dello studente lavoratore non è semplice e richiede inevitabilmente delle buonissime capacità di organizzazione. Ovviamente a seconda del lavoro che una persona è portato a svolgere, quindi chi svolge un lavoro part-time ha certamente più possibilità di potersi organizzare avendo a disposizione più ore del giorno, quindi giustamente il carico e la pressione diminuiscono. E’ direttamente proporzionale la cosa. Ovviamente la situazione peggiora quando c’è una famiglia alle spalle o quando per esempio c’è un impiego full time, per cui i momenti per studiare si riducono alla sera o nel weekend, momenti che generalmente una persona li dedica di solito allo svago, agli amici e alla famiglia. Quindi significa sacrificare molti di questi aspetti che sono le cose che nutrono le persone, le rasserenano. Per cui dovendo rinunciare a tutto questo diventa una sorta di sacrificio. La cosa migliore, se una persona può scegliere, è avere un impiego magari part-time di modo da poter organizzare la giornata in maniera più ottimale possibile. Di certo è importante sfruttare la possibilità di lavorare nel campo in cui poi un giorno si vorrà andare sviluppare la propria professione. Per esempio fare l’aiutante in uno studio professionale, il segretario, comunque qualcosa del genere potrebbe essere utile, perché si continua a studiare sul luogo del lavoro. Oltre alle buone capacità organizzative, una cosa molto utile è ovviamente la motivazione, ma questo vale sia quando si ha un impegno universitario fine a sé stesso, sia quando si ha anche un impegno lavorativo. Quindi più una cosa ci appassiona, più gli argomenti ci appassionano, ci piacciono e ci coinvolgono e più facile è riuscire a sacrificare delle ore anche di sonno e di tempo, così da poter riuscire a completare gli esami e lo studio.”
La mancanza di sonno potrebbe essere un effetto negativo per la salute dei giovani studenti?
“Non solo per la salute, ma la mancanza di sonno non aiuta alla memoria. Quindi ad un certo punto diventa controproducente. Poi un’altra cosa fondamentale è quella di non essere perfezionisti. Nel senso che magari lavorare full-time e poi prendere tutti 30 significherebbe ammalarsi. I lavoratori, non dico che debbano accontentarsi di tutti 18, però avere una sorta di atteggiamento non troppo perfezionista può aiutare ad affrontare la cosa. Se io mi dedicassi solo allo studio magari potrei pretendere da me tutti 30, se sto facendo altre cose, magari ho anche una famiglia, quindi comunque mi accontento del massimo che posso fare per riuscire a superare gli esami, poi se sono dei 30 sarò felice di prenderli, se sono dei 25 o dei 22 capirò come mai. Essere non troppo perfezionisti e riflessivi nei confronti di sé stessi, sono dei parametri psicologici fondamentali per riuscire ad affrontare al meglio delle situazioni difficili. E’ importante concedersi delle pause, cioè vivere la propria vita con troppo senso del dovere tra lavoro e studio, senza concedersi mai uno stacco è eccessivo.”
Come possono conciliare i ragazzi lo studio e lavoro specie se quest’ultimo non li appassioni, cercando comunque di ottenere ottimi risultati senza stress e senza conseguenze fisiche e mentali.
“Già se intraprendiamo un qualcosa che non ci appassiona diventa difficile concludere il percorso universitario. Infatti di drop-out ce ne sono tantissimi, cioè la dispersione scolastica. C’è un’alta percentuale di persone che non terminano la carriera accademica. Per finire l’Università ci vuole un motivazione molto forte nonostante si abbia bisogno di portare avanti un lavoretto per gestire le proprio spese, già così è difficile se non si ha la passione, o non si hanno le capacità. Perché non tutti hanno le capacità di reggere lo stress dell’Università e degli esami. Dipende molto dalla persona ma anche dai metodi di studio che magari il ragazzo ha sviluppato nel tempo durante gli anni di studio alla scuola superiore o medie. Un connubio di capacità, un connubio anche di capacità a livello di relazioni, perché consideriamo un ragazzo che ha una situazione psicologica di lontananza dalla famiglia e deve ricreare tutta la sua rete amicale all’interno dell’Università e in più deve imparare a gestirsi. E’ una situazione molto delicata. Considerando anche questo aspetto, molte persone non riescono a completare il percorso, molti sbagliano indirizzo. Cioè molte persone magari scelgono qualcosa perché condizionati dai genitori o perché poco convinti e quello è un errore madornale. Aspetterei per capire esattamente cosa si vuole fare, piuttosto che buttarsi in una Università che non convince. Perché è molto importante fare qualcosa per cui abbiamo una buona propensione. Questo è già fondamentale. Poi se ci si aggiunge un deterrente come il lavoro, quindi è un qualcosa che ci può impedire di portare a termine gli studi. Perché vuoi che siamo troppo affaticati, vuoi che abbiamo due soldi in tasca, quindi ci si sente già autonomi, e quindi un po’ l’Università perde di valore. Passare la vita a fare un lavoro che non ci piace significa arrivare a soffrire. Quindi molto più semplice è lavorare in un campo che amiamo. Quando decidiamo di studiare e di conseguenza ci formiamo per diventare qualcosa, apprendendo così una professione, per forza ci deve essere un minimo di amore per lo studio.”
Come far prevalere l’esigenza dello studio rispetto a quella lavorativa?
“Dipende sempre dalla persona. Nel senso che, un conto è se uno ha una passione e non la porta avanti per il deterrente economico, in quel caso ovviamente ci può essere anche un ritorno poi a questa prima infatuazione in età più avanzata, poi però non avendo più la mente fresca diventa più stressante. E’ vero che la cultura la si può formare in altri modi, leggendo dei buoni libri e facendo delle esperienze, viaggiando, confrontandosi con le persone e con il mondo. Se il titolo universitario non è finalizzato al lavoro tutto perde di senso. Se io il lavoro già ce l’ho e riesco, la cultura me la posso fare anche da solo. Il problema del titolo è che se non si è laureati oggi sembra che c’è qualcosa che manca; più che altro è una sorta di status sociale quella di essere laureato. Una volta affrontata l’aspettativa degli altri io mi metto in confronto con quello che io voglio per me.”
Come ottimizzare lo studio? E’ bene studiare di sera?
“E’ bene studiare di sera, però ognuno deve cercare il proprio ritmo. Cercare di trovare qual è il proprio momento ideale, spesso molte persone si dedicano la sera e se non dà i giusti frutti bisogna scegliere altri momenti, come la mattina oppure durante la pausa pranzo. Perché per forza sono questi i momenti di tranquillità in cui uno studente lavoratore può ritagliarsi dei momenti per leggersi qualche capitolo.”
Come valorizzare i momenti in cui si è poco attivi intellettualmente? Come massimizzare il tempo e lo studio?
“Ognuno di noi utilizza dei metodi, però in realtà io trovo quello di fare riassunti o fare degli schemi molto impegnativo e dispersivo. Quando una persona lavora ha bisogno di ottimizzare i tempi e di trovare dei metodi veloci, la memoria funziona così con la ripetizione e funziona anche a volte in alcuni soggetti con la memoria fotografica. Quindi io personalmente quando frequentavo l’Università invece dei riassunti a mano, che richiedevano tantissimo tempo, prendevo la matita quella rossa e blu e mi ha aiutata tantissimo perché io memorizzavo dei stralci importanti, però ripetevo molto ad alta voce. Ognuno deve trovare i suoi metodi. Io utilizzavo tutte le memorie possibili: uditiva, visiva e logica/razionale, dei concetti. Quindi se non mi aiutava il concetto mi aiutava la memoria fotografica. Lavorando non si può pretendere di fare gli schemini, perché si ha poco tempo quindi bisogna studiare avendo poco tempo. Per cui è necessario scremare da qualche parte. Provare vari metodi e vedere cosa succede, tanto gli esami sono tanti, quindi lo studente prova ciò che secondo lui è più congeniale, trovare il proprio metodo di studio.”
“Ognuno ha le sue caratteristiche, ognuno ha le sue capacità, ognuno ha le sue passioni e propensioni, siamo tutti diversi siamo unici nella nostra diversità, per cui ognuno deve cercare di trovare la cosa migliore per sé. Seguendo magari queste indicazioni, sapendo che la memoria funziona con la ripetizione, ci arrendiamo al fatto che più volte ripetiamo e più ce lo ricordiamo. Arriviamo all’esame se abbiamo potuto ripetere 10 noi renderemo per 10, se abbiamo potuto ripetere 100 renderemo per 100.”
“Cercare di capire quali sono le proprie passioni, perché ognuno di noi ha i propri interessi ed è molto più facile inseguirli e di conseguenza riuscire a fare delle cose gratificanti. A volte ci sono persone che cambiano indirizzo più e più volte, non avendo chiaro chi sei e cosa vuoi fare, o comunque ti lasci un po’ sedurre da tutte le possibilità che ci sono.”
La risposta per conciliare studio e lavoro è dentro ognuno di noi, se ci pensiamo bene già lo sappiamo chi possiamo e vogliamo essere. Certo è che il dubbio è legittimo e sano, l’importante è che non ci porti a perdere tanto tempo.
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Elisabetta Giacchetta
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