Ma esistono davvero lauree inutili?

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Da qualche anno c'è una polemica che divampa su giornali ma soprattutto sui social media. La crisi globale ha portato ad un forte aumento del numero dei disoccupati ed inoccupati un po' ovunque e, purtroppo, anche l'Italia non è stata esente da questo fenomeno anzi. Il nostro paese è scivolato in un pericoloso impasse dove la difficoltà, soprattutto per i più giovani, a riuscir a trovare un impiego sembra essere diventato cronico. Forme di lavoro sempre più precarie e saltuarie sembrano essere al momento i soli modi per poter riuscire a portare a casa un salario che spesso non si avvicina neanche lontanamente alla parola dignitoso. Di questi problemi non sono esenti neanche tutti i neo laureati che anzi, risultano essere una delle categorie più colpite da questo fenomeno. Eterni stage non retribuiti e borse lavoro o studio di pochi mesi sembrano essere spesso gli unici sbocchi professionali per tanti ragazzi. Un fenomeno questo che ha acceso quindi il dibattito sulla reale utilità di alcune facoltà, soprattutto quelle a carattere umanista, che vengono accusate di essere capaci soltanto a sfornare nuovi disoccupati.

L'ossimoro della laurea inutile

Non sono stati pochi gli attacchi ad alcuni indirizzo di studio bollati come inutili rimproverando poi, a chi li frequenta, di non potersi lamentare se poi non riescano a trovare lavoro. Sotto accusa soprattutto i tanti rami delle materie umanistiche, senza risparmiare neanche facoltà storiche come Lettere, Filosofia o Storia. Segno dei tempi che corrono. Un laureato in economia non può ignorare cosa sia il fair value oppure un'obbligazione, un neo medico cosa sia una cancrena e così via per tutti gli indirizzi specialisti o tecnici, sapere invece tutto di un filosofo tedesco ora appare inutile o meglio non adatto a trovare lavoro. Sicuramente al giorno d'oggi servono più informatici che filosofi o latinisti, ma questo non per colpa degli atenei ma di un progressivo imbarbarimento globale. Che laurearsi in antropologia possa essere poco attrattivo da un punto di vista degli sbocchi lavorativi sicuramente è veritiero, ma da qui a bollare l'indirizzo di laurea inutile ce ne passa. Il mondo guarda sempre più alla tecnologia, anche se l'Italia purtroppo è tra i fanalini di coda in quanto ad alfabetizzazione digitale, e sempre meno invece all'umanesimo. Passiamo sempre più tempo davanti a schermi alla ricerca di contenuti che, svilendo chi decide di studiare le lettere invece che i megabyte oppure il trading, non possono che diventare più poveri, impoverendo di conseguenza anche noi stessi come già si può evincere da come il nostro linguaggio parlato stia scadendo.