Come era prevedibile il 04/09/2014 la BCE ha abbassato i tassi a breve di riferimento allo 0,05% dal precedente 0,10, nuovo minimo storico assoluto. La Banca centrale europea ha anche tagliato il tasso di deposito in negativo a -0,02%.
Detto in parole povere, le banche dovrebbero essere meno stimolate a “parcheggiare” la loro liquidità presso la BCE e darla in prestito a famiglie e imprese.
In realtà ciò non è detto che avvenga e forse non avverrà.
Perchè?
In primis, le banche sono in attesa che la BCE acquisti le loro obbligazioni garantite (covered bonds e Abs), ossia attività problematiche che incorporano anche crediti in sofferenza.
Il secondo passo sarà attendere le famigerate TLTRO, ossia “Targeted longer-term refinancing operations” che Draghi ha dichiarato pronte a vantaggio delle banche commerciali, miliardi di euro da prestare (leggasi “regalare”) alle banche commerciali che a loro volta dovranno prestarli a famiglie ed imprese (con esclusione per i mutui “prima casa”).
Queste iniezioni di liquidità proposte dalla BCE dovrebbero essere di 400 miliardi di euro, ma a mio avviso toccheranno una cifra intorno ai 750 miliardi di euro.
Mi auguro che tali TLTRO non facciano la fine delle precenti LTRO (prestiti da mille miliardi di euro) finite a ricapitalizzare i bilanci delle banche e nel vortice delle speculazioni finanziarie, non lasciando un centesimo per le PMI.
Per ora la Germania ha criticato fortemente le mosse di Draghi: il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, nel board Bce, ritiene che il provvedimento di abbassare i tassi Ue a zero e il programma di acquisti di titoli cartolarizzati ABS aiuti soltanto i paesi peggiori d’Europa che non hanno lavorato bene per risanare le proprie economie con le riforme strutturali, riferendosi nemmeno tanto velatamente a Francia e Italia.
Draghi, per il programma di acquisti di titoli cartolarizzati (abs) avrebbe già stretto un accordo con il gigante degli investimenti BlackRock, soprattutto per avere consulenze proprio sulla valutazione dei rischi.
Per la Germania le TLTRO restano un’arma da usare nel caso Putin tagli il gas all’Europa quest’inverno o nel caso l’inflazione non risalga.
E cosa cambia per l’Italia?
Per i privati che hanno un mutuo a tasso variabile ancorato al tasso Bce (sono ancora pochissimi) una variazione di 10 punti base (dallo 0,15% precedente ad appunto lo 0,05%) si tramuterà in un risparmio di pochi euro all’anno.
Le piccole-medie imprese italiane non devono attendersi aiuti dalle banche, almeno nel breve periodo, ma la scelta di Draghi per attuare dei tassi così bassi ha compresso il valore dell’euro (sceso già sotto 1,30 dollari) dando così una spinta all’export.
Le PMI italiane devono quindi puntare sul “Made in Italy” verso i Paesi che non fanno parte dell’Eurozona, dirigendosi verso i mercati di Cina, Russia, India.
La Cina, la fabbrica del mondo, sta diventando una terra in cui non si va più per produrre a basso costo i prodotti per poi rivenderli in Europa, ma sempre più grandi gruppi industriali (americani e tedeschi in primis) vanno lì per soddisfare la domanda interna cinese.
Con una popolazione di 1,4 miliardi di abitanti si sta formando una classe media di 300 milioni di persone pronte a consumare.
Secondo l’ultimo studio McKinsey (Mapping China’s middle class) entro il 2020 aumenteranno gli acquisti della upper middle class e degli affluent che, nelle zone urbane, passeranno da una spesa combinata di 3.114 miliardi di renmimbi (circa 367 miliardi di euro) a una di 21.800 miliardi di renmimbi (2.568 miliardi di euro).
Entro il 2022 la spesa in consumi toccherà l’equivalente di 3.162 miliardi di euro.
Si può ignorare il paese col numero di consumatori più grande del mondo?
Le esportazioni di beni agricoli e di consumo (Made in Italy) hanno resistito all’impatto della crisi grazie alla qualità delle produzioni ma anche alla capacità di intercettare la domanda dei mercati lontani. I risultati migliori si sono registrati per il vino e i gioielli.
Ecco perché, in un Paese come l’Italia senza sovranità politica e monetaria, in una deflazione creata ad hoc, vittima di una politica di austerità che è stata devastante per i consumi e per l’occupazione, in questo preciso momento le pmi italiane devono avere lo slancio per piazzarsi anche nei mercati extra-Ue, dove la qualità, la professionalità e l’eccellenza produttiva italiana non ha nulla da invidiare a quella delle imprese straniere.
Salvatore Tamburro