L’Africa è una sfida urgente per l’Europa
Una delle sfide più urgenti dell’Unione Europea è l’Africa. Può sembrare un paradosso per un’Unione che viene dalla più grande crisi economica dal secondo dopoguerra e che ha problemi politici e istituzionali da risolvere. Eppure l’Africa, come ha affermato Emmanuel Macron nel suo celebre discorso sull’Europa alla Sorbona, è un partner strategico con il quale affrontare le sfide del domani: l’impiego dei giovani, la mobilità, la lotta contro il cambiamento climatico e le rivoluzioni tecnologiche: “Vorrei che ci impegnassimo tutti a rilanciare l’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Africa.” Una presa di posizione forte perché una partnership con l’Africa, secondo Macron, “deve condurci a fondare un vasto progetto di investimenti incrociati in istruzione, sanità e energia” (26 settembre 2017).
Ha fatto bene il Presidente francese a evidenziare l’importanza dell’Africa perché per l’Europa è una missione ma anche un’occasione storica. È sufficiente prendere in considerazione alcuni dati. Nel 2017 le previsioni di crescita complessiva in Africa sono del 4.5 per cento. Già tra il 2001 e il 2014 la crescita era stata del 5 per cento e nel 2015 poco sotto il 4 (fonte: Banca Mondiale). In termini assoluti si tratta della seconda economia mondiale per crescita. L’Africa, inoltre, ha dei punti di forza che non possono essere sottovalutati. In un mondo che invecchia, dispone di un potenziale enorme rappresentato da una forza lavoro giovane. Secondo le Nazioni Unite, nei prossimi vent’anni, 60 milioni di giovani cercheranno lavoro e dovranno essere formati e istruiti e 75 milioni di cittadini decideranno di spostarsi dalle campagne alle città. Infine, l’Africa ha il 60 per cento a livello mondiale di terre coltivabili e non utilizzate oltreché le più estese risorse minerarie. Il problema di tale potenziale non sfruttato è nella mancanza di infrastrutture. Del resto, circa la metà della popolazione africana non dispone di elettricità. Secondo l’Agenzia per l’elettrificazione creata dall’Unione Africana ci vorrebbero dieci anni per realizzare un piano per la completa elettrificazione che avrebbe bisogno di un aiuto di 5 miliardi di dollari in 10 anni da parte dell’UE. Ed ancora: Circa un quarto della popolazione non ha accesso all’acqua pulita nonostante nel sottosuolo africano esistano grandi riserve idriche.
L’Africa ha bisogno dell’Europa tanto quanto l’Unione Europea ha bisogno dell’Africa. Non ci sono solo ragioni economico-sociali a ritenere indispensabile un investimento nel continente africano. Non è tempo, evidentemente, né di un neo-colonialismo né di immaginare un’Africa inglobata nell’UE, come pensava Coudenhove-Kalergi con il suo ‘paneuropeismo’ degli anni Venti.
Dalla Dichiarazione Schuman (9 maggio 1950), in cui si affermava che uno dei compiti essenziali dell’Europa sarebbe stato lo sviluppo del continente africano, fino al 2016 con il documento programmatico per la politica estera e di sicurezza dell’UE, in cui si sottolinea l’importanza di investire in pace e sviluppo africani come investimento nella nostra sicurezza, l’Africa è stata una priorità per l’UE. Anche nell’agenda dei leader presentata da Donald Tusk (Presidente del Consiglio Europeo) si accenna alla necessità di una strategia per l’Africa e di un sostegno alle organizzazioni internazionali che aiutano rifugiati e migranti (UNHCR, OIM e Programma alimentare mondiale).
Africa e crisi migratoria non possono essere scisse. Fino ad ora, infatti, la questione dell’immigrazione è spesso affrontata come un’emergenza, come dimostrano l’accordo con la Turchia o le chiusure delle frontiere. Ma tale non è. Solo tramite un’analisi degli effetti che alcuni fenomeni politici, sociali e climatici in Africa hanno in Europa, possiamo riuscire a contrastare il traffico criminale di persone o il flusso migratorio incontrollato. In occasione di una visita in diversi paesi africani, esattamente un anno fa, Angela Merkel sottolineava, che la questione dei rifugiati e il problema della sicurezza e della pace dipendono da situazioni di essere umani che vivono molto lontano da noi. Per questo si sottoscrivono accordi climatici, per questo esistono obiettivi di sviluppo mondiale come l’Agenda 2030. La Cancelliera tedesca portava l’esempio del lago del Ciad in cui ci sono enormi problemi di siccità e di instabilità politica. Non possiamo ignorare se lì undici milioni di persone non hanno una prospettiva di vita. Se il lago del Ciad si riduce ancora di più, alla fine l’unica salvezza per molte persone sarà Boko Haram o qualche altro terrorista. L’unica soluzione resta una politica di prevenzione. Non a caso proprio l’ultimo G20 sotto la presidenza tedesca ha lanciato il programma “Africa partnership”.
Ci sono, dunque, anche ragioni geo-politiche e di sicurezza che riguardano da vicino l’Europa. Solo attraverso una politica di investimento sostenibile che possa creare condizioni di vita migliori, contrastare regimi dittatoriali e forme di criminalità e corruzione si può contribuire, anche, a ridurre i flussi migratori. Per questo motivo l’UE intende incentivare un piano per gli investimenti esterni, tramite la mobilitazione di fondi provenienti non solo dall’UE, ma dagli Stati membri, da altri donatori, dalle istituzioni finanziarie e dal settore privato, al fine di intervenire su alcune delle cause profonde della migrazione. L’obiettivo è passare dagli attuali 4.1 miliardi di euro a 44 entro il 2020 coinvolgendo direttamente gli Stati membri e altri partner, coerentemente alla ‘Partnership G20-Africa’ lanciata dalla presidenza tedesca durante l’ultimo G20 di quest’anno.
Il 28-29 novembre, ad Abidjan in Costa d’Avorio, si svolgerà il quinto summit tra Unione Africana e UE, che si tiene ogni tre anni, alternativamente in Africa e in Europa. Il tema è ‘Youth’ per rimarcare la priorità data alle nuove generazioni e alle grandi sfide per i due continenti in termini di migrazione, sicurezza e occupazione. La Commissione europea proporrà di lanciare uno strumento per la gioventù africana, estendendo l’Erasmus+ per sostenere l’innovazione digitale in Africa.
Il 2017 è un anno decisivo per la cooperazione tra Africa e Europa. Entrambi hanno molto da guadagnare, ma anche tutto da perdere se non agiranno insieme. (Pubblicato su Il Quotidiano di Puglia, 15 novembre 2017)
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