App per cellulari: l’Antitrust ha avviato un’istruttoria contro Google, iTunes, Amazon e Gameloft per comportamenti scorretti con i consumatori
Oggi, basta mettere le tariffe per cellulari a confronto per imbattersi in proposte che includano anche l’acquisto dello smartphone a prezzi convenienti. Il comodato d’uso ha reso le nuove tecnologie accessibili a tutti e con gli smartphone di ultima generazione non solo è possibile telefonare a chi desideriamo, ma anche connettersi a Facebook o Twitter, controllare le mail, comunicare a costo zero (o quasi) con amici e parenti grazie alle app di instant messaging o addirittura telefonare gratuitamente grazie ad alcune applicazioni come Skype.
I cellulari, ormai, non solo sono utili, ma offrono anche molte applicazioni che permettono di svagarci nei momenti di relax. Molti infatti sono i giochi offerti dall’ormai sterminato numero di aziende che si occupano di questo settore. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, meglio conosciuta come Antitrust, ha però rilasciato un comunicato stampa dove afferma di aver aperto un’istruttoria nei confronti dei colossi del settore.
Giganti sotto stretta ossrvazione dell’Autorità. A dimostrazione che, quello odierno, sarà pure il tempo del tutto è possibile, della velocità e dell’annullamento di barriere spazio-temporali, ma il prezzo da pagare è l’esposizione continua ai rischi di costi indesiderati, download ingannevoli, bombardamento non richiesto di pubblicità.
Tale istruttoria riguarda infatti Google, Itunes, la filiale di Apple che gestisce gli iTunes store in Europa, Amazon e Gameloft. Queste aziende verranno indagate per possibili comportamenti illeciti riguardo a quelle app di loro appartenenza che appaiono gratuite ai consumatori e che invece richiedono acquisti successivi per poter continuare a giocare.
L’Autorità garante dovrà quindi verificare se questi comportamenti possano costituire pratiche commerciali scorrette. I consumatori, per come stanno adesso le cose, sono spesso indotti a ritenere che il gioco da loro scaricato sia gratuito, una volta avviato però, capita sempre più spesso che si rivelino in realtà dei servizi a pagamento e, una volta accettate le condizioni, il cliente non sa effettivamente i costi reali.
Oltre a questo bisogna anche dire che sussistono delle carenze informative circa gli strumenti per escludere o limitare la possibilità di acquisti all’interno dell’App e delle modalità di attivazione relative.
Il rischio infatti può essere quello che, una volta autorizzato il primo acquisto, tutti quelli successivi siano considerati autorizzati in modo tacito.
Proprio un caso simile è già avvenuto negli Stati Uniti. La Apple infatti è stata multata a gennaio e ha dovuto sborsare 32, 5 milioni di dollari dopo aver patteggiato con la Federal Trade Commission, l’antitrust a stelle e strisce. La Apple è finita nella bufera proprio a proposito di alcune app per bambini. Una volta effettuato il primo acquisto, veniva lasciata una “finestra” aperta per quindici minuti dove all’interno potevano essere effettuati altri acquisti senza alcun limite. Così, sono esplosi i casi di bambini che addebitavano somme considerevoli nei conti dei genitori, usando semplicemente l’iPhone o l’iPad.
Dopo aver investigato sull’accaduto, la Federal Trade Commission, non solo ha multato l’azienda, ma ha anche imposto alla Apple di rivedere le proprie pratiche di addebito per fare in modo che ogni singolo acquisto venga eseguito solo dopo un esplicito consenso. Molto probabilmente anche in Italia la situazione si evolverà analogamente.