Andare sul web significa anche esporsi a qualche “corrente” informatica. Ci si può tutelare? Certo, e c’è uno strumento particolarmente utile a questo scopo.
L’avventura della costruzione di un sito o di un blog per promuovere i tuoi prodotti e i tuoi servizi, forse te ne sei già accorto, è un percorso tanto elettrizzante quanto “dubbioso”.
Infatti, cammin facendo si scoprono tanti risvolti che ci erano ignoti e che magari destano delle preoccupazioni che di tanto in tanto ci sembrano insormontabili. Uno dei problemi principali in cui si imbatte il neofita riguarda senz’altro la sicurezza dei dati che si inseriscono nel web.
Sono facile preda degli hacker? Diciamo che un esperto violatore di sistemi non incontra molte difficoltà in tal senso. Però ci si può difendere. Esistono, come ben spiega Giga.it, i certificati SSL, dove la sigla sta per Secure Sockets Layers, un mezzo assai diffuso per dormire quantomeno sonni più tranquilli.
Perché sono importanti
Anzitutto, se svolgi un’attività di e-commerce non puoi trascurare questo aspetto. Blindare le informazioni significa non dover più pensare alla dispersione di notizie, né quelle che riguardano il tuo esercizio né quelle concernenti il cliente, che risultano particolarmente importanti.
Una garanzia per tutti, insomma, che contribuisce allo sviluppo di un rapporto di fiducia tra te e gli acquirenti. D’altronde, se intendi inserirti seriamente nel mercato inerente al tuo settore, è una tappa irrinunciabile.
Due opzioni, funzioni pratiche
Oltre ai certificati SSL, ci sono i TLS, che sta per Transport Layer Security. Si tratta dello step successivo per chi vuole evitare ulteriori grattacapi in fase di trasmissione di dati sensibili, che possono essere, al di là delle solite generalità e di qualche dettaglio personale, i preziosi numeri delle carte di credito, oppure le password.
Grazie ai protocolli testé citati, atti a tutelare le comunicazioni in rete, questi elementi restano segreti fra i contraenti, impenetrabili da invasori esterni. Ciò è possibile per via di uno scambio criptato tra il server del cliente e quello di Internet.
Qualche osservazione tecnica
Probabilmente i meccanismi di tal genere ti appaiono arcani, perfino sottilmente fantascientifici, ma si può provare a renderli in parole più povere.
Abbiamo, come accennato, un server web e un server client che, in fase di trattativa, entrano in contatto. Il primo emette una specie di certificato telematico; il browser si sincera della sua attendibilità, e solo allora – cioè dopo pochissimo – il “dialogo”, ritenuto non pericoloso, può continuare.
Il segno di riconoscimento
Quando navighi sul web, ti capita ancora di digitare per intero un indirizzo? Forse no, poiché ormai ci sono dovunque link sui quali cliccare che ci agevolano enormemente le operazioni, e poi disporrai senza alcun dubbio di una lista di preferiti.
Tuttavia, se fai attenzione e ti concentri sulla barra di navigazione, noterai che ciascun website inizia con il gruppo di lettere e segni “http://”, che sta a designare gli indirizzi, diciamo così, comuni.
Ma se c’è anche una “s” – quindi il codice diventa “https://” – allora ci troviamo al cospetto di un sito regolato e protetto. A maggiore riprova, si scorge un altro “sigillo”, rappresentato non per nulla da un rassicurante lucchetto. Tutto ciò indica la presenza di certificati TLS o SSL, per cui ci si può inoltrare serenamente fra le pagine adocchiate.
Di che genere di garanzie si parla?
In soldoni, la rapida procedura occorre a identificare il dominio del blog o del sito in questione e se a esso corrisponda effettivamente il reale titolare (e non qualche malintenzionato).
In questo modo si evitano raggiri, purtroppo molto frequenti in rete, furti di identità o di denaro e seccature di altro genere. L’utente è più invogliato ad avvicinarsi e a esplorare e, se la merce che proponi gli interessa, può comprare qualcosa senza crucci o timori.
Da dove provengono questi certificati di sicurezza?
È chiaro che, a monte, deve esserci un ente superiore a rilasciare i certificati. Nello specifico, è una CA, vale a dire un’Autorità di Certificazione. E c’è persino un’alternativa, costituita da rivenditori affidabili (Trust Italia, per esempio).
Nel qual caso, al negoziante o al commerciante che si affaccia su Internet è offerta la possibilità di scegliere un pacchetto particolarmente adatto alle sue tasche e alle sue prospettive. In attesa che gli affari permettano future espansioni.