Negli anni le tipologie di clienti che si sono rivolti ai negozi di compro oro sono cambiate, così come anche le motivazioni che stanno alla base della decisione di alienare il proprio oro vecchio sotto forma di cianfrusaglie d’oro, gioielli inutilizzati oppure rotti e oggetti preziosi di vario genere. Nei vari anni di attività svolta su tutto il territorio nazionale dal nostro brand OROELITE (sia punti di vendita diretti che negozi affiliati in una rete di franchising) si è potuto osservare una mutazione notevole della clientela e degli oggetti alienati. Il boom dei compro oro ha coinciso con l’esplodere della crisi mondiale e all’epoca la quasi totalità della clientela era composta da privati che avevano un disperato bisogno di monetizzare il proprio oro vecchio per avere a disposizione una somma in contanti. Vendere oro era la soluzione per far fronte al costo della vita quotidiana e arrivare a fine mese, per effettuare il pagamento di bollette e tasse oppure per soddisfare spese inaspettate. Proprio per questo motivo una forte percentuale della clientela dei compro oro era rappresentata da pensionati, famiglie in difficoltà economica, piccoli imprenditori e artigiani colpiti dal notevole contrarsi dei consumi e lavoratori disoccupati di qualunque fascia d’età.
Con l’assestarsi della situazione finanziaria e il miglioramento delle condizioni economiche generali degli ultimi 2 anni si è assistito a un drastico cambiamento nella composizione e nelle motivazioni della clientela. Alienare il proprio oro vecchio è una soluzione messa in atto per far fronte a spese velleitarie più o meno importanti senza andare a pesare sul budget mensile. Si rivolgono quindi ai compro oro famiglie del ceto medio, professionisti e soprattutto giovani. Questi ultimi decidono di vendere i regali ricevuti per la cresima, il battesimo e per un compleanno (medagliette, bracciali, collanine e pendenti d’oro) per finanziare un viaggio da soli, con il proprio partner o con degli amici, l’acquisto di un dispositivo elettronico di ultima generazione oppure il ricambio del guardaroba. In alternativa gli studenti universitari trovano utile la possibilità di vendere alcuni oggetti d’oro per pote r acquistare i libri di testo. Invece le motivazioni delle famiglie riguardano spesso l’acquisto di capi di abbigliamento, il finanziamento delle vacanze estive oppure la sostituzione di un elettrodomestico (frigorifero, lavatrice, lavastoviglie, robot da cucina) ancora funzionante con un modello più tecnologicamente avanzato e che garantisce più alte prestazioni. In tutti i casi la vendita dell’oro usato riguarda pochi oggetti preziosi per l’importo necessario a soddisfare un determinato bisogno.
Questa evoluzione della clientela dimostra come l’immagine dei negozi compro oro sia ormai entrata nella mentalità comune, tanto da far equiparare questi esercizi a qualunque altra attività commerciale. Di conseguenza, non solo i compro oro hanno perso quella connotazione negativa che li ha accompagnati per lungo tempo, ma la decisione di vendere il proprio oro usato è diventata una pratica comune. Infatti in passato questi negozi erano visti quasi come un’alternativa ai banchi di pegno. Al tempo stesso la scelta di alienare gioielli e oggetti preziosi in cambio di denaro contante era una pratica eccezionale e associata immediatamente a difficoltà economiche di vario genere. Al giorno d’oggi, invece, si tratta di una procedura diffusa e che non suscita alcuna sorpresa.
L’evoluzione della mentalità comune ha portato a modifiche nello stesso settore dell’oro e alla decisione di introdurre nuove normative per disciplinare il mercato. Dallo scorso luglio 2017 sono entrate in vigore disposizioni stringenti che mirano a innalzare il livello qualitativo degli esercizi commerciali così da garantire agli utenti sicurezza e affidabilità nelle transazioni. Di conseguenza sono stati previsti requisiti e regole più stringenti per trasformare i compro oro in operatori professionali in possesso di una licenza per il commercio dei metalli preziosi. Si tratta di un’iniziativa volta a tutelare sia la clientela che l’economia pubblica, combattendo situazioni al limite della legalità, lo sfruttamento di persone in difficoltà e il riciclaggio di denaro e di oggetti preziosi di dubbia provenienza. Infatti, prima dell’emenazione del decreto legislativo su 20.000 attività censite (e 28.000 stimate) solo 346 erano registrate all’albo di operatori professionali in oro tenuto dalla Banca d’Italia. Per regolare e mettere in sicurezza un giro d’affari stimato tra 7 e 12 miliardi di euro si è deciso di mettere al bando il commercio non professionale, istituendo un Registro degli operatori di compro oro. L’iscrizione è obbligatoria tranne che per le banche e il registro è di competenza dell’Organismo degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi.
La nuova normativa prevede anche l’abbassamento dell’importo massimo per l’utilizzo dei contanti e innalza gli obblighi di verifica della clientela: nel primo caso si passa da 1.000 a 500 euro come somma limite. Se il valore dell’oro usato ceduto supera questa cifra bisogna optare per mezzi di pagamento come i bonifici bancari o postali, che sono perfettamente tracciabili e che consentono di identificare le due parti in maniera immediata. Infine tutti i commercianti in oro devono seguire le stesse regole per l’identificazione dei clienti previste per gli intermediari finanziari e i professionisti come i commercialisti e i notai.