Il Catasto va riformato?

Visura catastale

Manca poco meno di un mese alla scadenza del 16 giugno, termine entro il quale bisogna provvedere a effettuare il pagamento della prima rata della tassa sulla casa, un tempo IMU, oggi Tasi

La nuova imposta sui servizi indivisibili ha generato non pochi problemi, e non solo ai proprietari di immobili che devono sostenerne il costo, ma anche alle amministrazioni comunali, trascinate nel caos delle aliquote da un Governo che un giorno le aumenta e l’altro le riduce, ai commercialisti e ai centri CAF, ai quali la maggior parte delle persone si rivolgono per ricevere assistenza in un pratica non proprio alla portata di tutti.
L’unica cosa chiara è che va pagata, stando molto attenti a quando stabilito dal proprio comune di residenza.
Al centro della discussione politica da anni ormai, la tassa sulla casa è un argomento assai controverso, e la classe dirigente del nostro Paese pare non trovare, o non voler trovare, una soluzione condivisa e ampiamente apprezzata.
Su una cosa, però, sono tutti d’accordo, destra e sinistra: va riformato il catasto.

Ma cos’è il catasto e perché non va bene così com’è?

Il Catasto è un ufficio pubblico che svolge la funzione di inventario dei beni immobili esistenti in un determinato territorio, a fini fiscali. In pratica, si registra un immobile tenendo conto dei vani utili della struttura riportati sulla mappa e si calcola l’imposta che il proprietario è tenuto a versare all’erario.
Anche se negli anni ’80 prima, e all’inizio degli anni 2000 dopo si è compiuto un processo di digitalizzazione di tutta la documentazione presente, il Catasto non è quasi mai corrispondente alla realtà. La stragrande maggioranza degli immobili e dei fabbricati in Italia non è rimasta immutata nel tempo, ma ha subito processi di ristrutturazione e ampliamento, modificando nei fatti la struttura.

Di conseguenza, ci si trova con le situazioni al limite che spesso ottengono la ribalta pubblica, come gli attici romani di Piazza Navona accatasti per valori inferiori rispetto a un piccolo appartamento di provincia.
La distanza tra valore catastale, reali dimensioni dell’immobile e valore di mercato è abissale, e da quasi settanta si discute di cosa fare per ridurre queste incongruenze.
Il 2014, però, potrebbe essere l’anno della svolta, grazie a una Riforma del Catasto molto attesa dai proprietari delle circa 60 milioni di abitazioni italiane. La Riforma si basa su una modifica molto importante, ovvero il calcolo del valore catastale non più basato sui vani dell’immobile ma sui metri quadrati. In questo modo, un edificio di 100 metri quadrati avrà un valore, e una conseguente imposizione fiscale, maggiore rispetto a una casa di 80 metri quadrati. Questo calcolo, però, da solo non risolve il problema dell’attico a Piazza Navona a cui abbiamo accennato prima. In effetti, due immobili che hanno la stessa metratura, ma uno in provincia di Campobasso e l’altro in pieno centro a Roma non posso e non dovrebbero essere tassati allo stesso modo. Il legislatore, però, sta studiando un modo equo per affiancare al calcolo della metratura anche la valutazione del valore del luogo nel quale l’edificio è ubicato.

Vedremo nei prossimi mesi se il Governo, il Parlamento e l’Agenzia delle Entrate riusciranno a trovare una soluzione al problema “tassa sugli immobili” che abbia, però, una durata superiore ai 12 mesi. La storia recente, in effetti, ci insegna che gli ultimi tre governi di larghe intese hanno proposto opzioni sempre diverse e mai definitive. E non è cambiando la sigla che si risolve il problema.
Se anche voi siete alle prese con visura catastale, mappa, F24, commercialista, Caf e uffici vari, consci e rassegnati del fatto che non resta che pagare, sappiate che c’è un’ultima speranza.

Che finalmente la nostra classe dirigente smetta di giocare con i nomi e affronti seriamente la questione.