Mononucleosi, è sempre più diffusa la malattia del bacio

Ecco come evitare le insidie che possono nascondersi dietro delle innocenti effusioni e tutte le nuove cure per fronteggiare una patologia sempre più comune

Ha almeno sei nomi scientifici ma tutti la conoscono come la malattia del bacio: è la mononucleosi. È provocata dal virus di Epstein-Barr e fa parte della famiglia degli Herpes virus, lo stesso ceppo dei virus che provocano la varicella e il fuoco di S. Antonio.

Spesso la si contrae senza accorgersi nemmeno di esserne portatori: la malattia infatti può avere un decorso asintomatico o al massimo provocare una leggerissima febbre e un po’ di spossatezza.

A guardare i numeri si capisce subito come sia una condizione più diffusa di quanto si immagini: il 65/70% dei giovani tra i 16 e i 18 anni italiani l’ha contratta ma soltanto nel 5% dei casi sono stati registrati sintomi.

Saliva e urine sono i due veicoli principali del contagio. Prima ancora del rapporto sessuale, un bacio o un bicchiere poco pulito possono essere i ricettacoli del virus. Non solo. Anche la permanenza in luoghi affollati con persone che stanutiscono a distanza ravvicinata può essere fatale. Idema per le stoviglie e le posate usate una persona affetta da mononucleosi. Certamente è molto più frequente il contagio quando si è sotto stress, con carenza di sali minerali e un sistema immunitario in generale un po’ debilitato e poco efficiente.

La diagnosi della mononucleosi adesso avviene anche attraverso un nuovo test. BioMérieux, player mondiale nella diagnosi in vitro, ha presentato il VIDAS® EBV, un innovativo test automatico.

Anche nei casi nei quali la mononucleosi esprime la sintomatologia, l’infezione si può risolvere da sola nel giro di sette-otto settimane. Soltanto nei casi gravi i medici consigliano l’assunzione di antivirali di ultima generazione come l’aciclovir. Fabrizio Pregliasco del Dipartimento di Sanità Pubblica – Microbiologia – Virologia dell’Università Degli Studi di Milano, spiega che “L’efficacia dei farmaci antivirali è discutibile, la malattia ha decorso autolimitante e allora si può ricorrere a una strategia sintomatica”.

Di solito infatti si preferisce una terapia che azzera i sintomi più fastidiosi e permette alla persona malata di riprendere gradualmente la sua attività. I cortisonici sono a volte prescritti per alleviare l’edema a faringe e tonsille e aiutare la respirazione. Stesso discorso per febbre e dolori che possono essere tenuti a bada con analgesici e antipiretici.